Con la collaborazione del progetto Deep Inside®, di Apnea Evolution a.s.d. e i propri istruttori di Apnea Academy insieme ad un significativo numero di Apneisti soci, il team di ricercatori delle Università di Brescia e Ginevra diretti dal Prof. Guido Ferretti hanno portato a termine un’importante ricerca scientifica per verificare il comportamento e le modifiche fisiologiche portando i soggetti in condizioni estreme di performance. In questo caso abbiamo effettuato delle apnee statica a secco, cioè abbiamo trattenuto il fiato per il tempo più lungo possibile fuori dall’acqua. Le apnee fuori dall’acqua sono le più difficili in quanto viene a mancare completamente il riflesso d’immersione. La sperimentazione è stata condotta su apneisti evoluti e si è voluto verificare la corrispondenza tra l’inizio delle contrazioni diaframmatiche, alla pressione parziale di O2 e CO2 ( dunque le pressioni di questi gas nel sangue ) e la pressione arteriosa registrata durante le fasi di apnea.
Questo per capire se la partenza delle contrazioni diaframmatiche ( contrazione del muscolo diaframma che è il principale muscolo respiratorio che viene attivato nel momento in cui dal centro respiratorio del cervello arriva il segnale di respirare. Questo segnale in stato di riposo avviene circa 15 volte al minuto ) possono avere una correlazione anche con la pressione arteriosa del soggetto e non solo con quella dei livelli di ossigeno e anidride carbonica nel sangue.
Da questa ricerca, dopo aver sottoposto i soggetti ad eseguire delle lunghe Apnee statiche massimali senza ossigeno e con ossigeno ( rispettivamente dalla durata circa dai 5’ ai 15’ – minuti – senza respirare ) si evince che la stabilità e l’instabilità emodinamica corrispondono all’attivazione delle contrazioni diaframmatiche. Individuate le tre fasi di reazione fisiologica all’apnea dopo la seconda fase che ha una durata variabile da soggetto a soggetto anche in base al tipo di rilassamento che riesce a mantenere durante la fase, nel momento in cui le pressioni parziali raggiungono un determinato livello e nel momento in cui la pressione arteriosa inizia a salire iniziano le contrazioni diaframmatiche. Si sono registrati valori di pressione arteriosa che passano da una fase due indicativamente intorno ai 130 – 140 alla fase delle contrazioni diaframmatiche che raggiunge picche di pressione arteriosa di 230 – 250.
Dati straordinari che andranno poi ad integrarsi ad una seconda ricerca già iniziata che verificherà ulteriormente, con l’uso di sondini, il punto esatto delle contrazioni diaframmatiche e la composizione dei gas espirati al termine delle apnee. Dal mio punto di vista, condiviso con quello dei ricercatori fisiologi e neurofisiologi, la prossima sfida poi potrebbe essere quella di verificare il comportamento del sistema nervoso e delle onde alfa e gamma in corrispondenza ai livelli di pressioni parziali e dell’aumento di pressione ematica.
Ogni dettaglio scientifico è scaricabile e leggibile su : http://authors.elsevier.com/a/1TrPg5az7ow2XY
Onorato per questa collaborazione scientifica che continua nel tempo e con le Università e i ricercatori menzionati.